La pesca alla trota nei laghetti è una realtà tutta italiana, nata attorno agli anni settanta dalla conversione di ex cave di ghiaia in centri di pesca sportiva. S'è affermata però, solo verso la fine degli anni ottanta grazie al settore agonistico che l'ha promossa e tecnicamente evoluta. Oggi, si può tranquillamente dire, che la trotalago è la disciplina che conta il maggior numero di praticanti sia a livello amatoriale che agonistico. Lo “striscio” come nuova tecnica di pesca e la “bombarda” come nuovo strumento di lenza, ne sono l'emblema.
LO STRISCIO
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Lo striscio è un sistema di pesca che sfrutta l'istinto alla caccia della trota. Nell'azione di pesca somiglia, grossomodo, allo spinning. Solo che a differenza dello spinning, usa le esche naturali con le quali richiama l'attenzione della trota facendole roteare come un cucchiaino. Deve il suo successo alla semplicità della lenza ma, soprattutto, all'attiva partecipazione del pescatore all'azione di pesca. |
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L'azione di pesca consiste nel lanciare e recuperare sistematicamente l'esca gestendone il comportamento con la canna ed il mulinello a varie profondità. Due le specialità dello striscio: la pesca col “piombino” e la pesca con la bombarda. La pesca col “piombino” è per la corta distanza, la pesca con la bombarda è per la media e lunga distanza. Per ciascuna di esse, ovviamente, differenti attrezzature. |
L'ATTREZZATURA
Nella pesca a striscio servono poche ma, specifiche cose: una canna, un mulinello, del filo, un amo, un “piombo” ed una girella tripla. Nient'altro.
LA CANNA
Alla canna è richiesto il lancio, la conduzione e sollecitazione dell'esca, la gestione dell'abboccata e il salpaggio al volo della cattura. Dunque: potenza, azione, sensibilità, robustezza e maneggevolezza. Come dire: “botte piena e moglie ubriaca” perché alcune di queste caratteristiche sono fra loro in contrasto. In particolare la potenza e l'azione che, rispettivamente vogliono una struttura di canna rigida e morbida. Una questione non da poco, che è stata risolta con un compromesso cioè, ripartendo su più modelli le quantità di potenza e d'azione necessarie. Non in eguale proporzione s'intende, ma privilegiando ora l'una, ora l'altra a seconda la specializzazione data ad ogni singolo modello di canna.
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